L’aeroporto di Crotone, dopo la
soppressione dei treni e la mai realizzata 106 S.S., è l’unica infrastruttura di
collegamento con la civiltà che, nonostante gli ottimi risultati raggiunti
nell’ultimo anno, rischia seriamente di chiudere in un prossimo futuro.
Quando tutti i promontori della
provincia di Crotone, in particolar modo quelli prossimi allo scalo
aeroportuale, saranno conquistati dai grandi parchi eolici, forse qualcuno si
alzerà e si porrà il problema di che rotta dovranno seguire gli aerei per
atterrare.
Si proprio i parchi, riteniamo,
determineranno la chiusura dell’aeroporto; ma non i parchi da noi tutti
conosciuti dove insistono specie albore autoctone e alloctone, come quelle
presenti a Villa Margherita (S. Anna), bensì i parchi fatti da torri eoliche
alte oltre 80 metri che non creano economia (se non per le società
proprietarie) ma che al contrario rischiano di compromettere per sempre lo
sviluppo turistico tanto agognato e desiderato.
Infatti, al più grande parco
eolico d’Europa si è aggiunto di recente il parco Eolico di Cutro mentre è in
fase di realizzazione quello di Crotone che vedrà dodici torri sopra il
promontorio di Poggio Pudano e S. Giorgio.
In terra di Calabria, grazie
all’incompetenza, alla superficialità alle volte anche complicità, degli
amministratori, è in atto la colonizzazione del terzo millennio fatta di parchi
eolici, centrali biomasse, parchi fotovoltaici.
Fonti alternative di energia
necessarie per uno sviluppo sostenibile e per l’abbandono dei combustibili fossili
ma che non possono essere concentrate in piccoli fazzoletti di terra quale è la
provincia di Crotone e la Calabria intera.
Le pubbliche denunce delle
associazioni ambientaliste e dei comitati territoriali presentate nel corso
degli anni sono state ignorate e poco importa se il caso eolico in Calabria è
stato oggetto di un’inchiesta giornalistica andata in onda sulle reti nazionali;
poco importa se quell’inchiesta ha sollevato forti dubbi sull’iter
amministrativo che ha portato la regione Calabria a rilasciare le autorizzazioni
nel corso di questi anni.
Purtroppo, la società civile
organizzata può solo denunciare gli illeciti che quotidianamente si consumano
sul territorio ovvero cercare di attirare l’attenzione degli amministratori
sulle innumerevoli storture del sistema.
Fondamentale è la tempestività
con cui l’Autorità Giudiziaria riesce a perseguire gli abusi e la capacità
della Politica di prevenire la devastazione del paesaggio e dell’ambiente,
unico vero e concreto volano per il rilancio dell’economia turistica, agricola
e culturale calabrese.
Ci duole constatare che la
maggior parte dei nostri rappresentanti istituzionali, a tutti i livelli, ha
preferito e preferisce “fare come gli struzzi”. Atteggiamento, questo, tanto
vile e irresponsabile quanto quello posto in essere da altri amministratori che
dalla devastazione e dal saccheggio del territorio ne hanno tratto e ne
traggono profitto, infischiandosene del drammatico presente che vivono i
cittadini e dell’ignoto futuro che attende i nostri figli.
A queste sanguisuga poco importa!
Tanto, con la facile ricchezza accumulata, sono già pronti a vivere un futuro
lontano dalla loro tanto amata e denigrata città Pitagorica.
Al contrario, chi ha deciso di
restare in terra di Calabria ha il dovere morale di mettere al servizio della
collettività le proprie competenze e la propria professionalità.
Oggi più che mai occorre uscire
dalle proprie case per interessarsi del bene comune; difendere il proprio
territorio dagli speculatori energetici e dai baroni dell’immondizia è
diventata una questione di sopravvivenza.
Christian Greco
Giuseppe Trocino